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22 aprile 2002-Considerazioni su vela e velocità

Good competition is more important than speed!

Intervista a Paul Elvstrom

http://www.ybw.com/sp/features/elvstrom/index.html

Intervistatore: As well as your four successive Gold medals, you've won 14 world championship titles in seven of the world's most competitive international classes: the FD x 1; 505 x 2; Star x 2; 5.5m x 1; Finn x 2; Snipe x 1; Soling x 2; Dragon x 1; Half Tonner x 2. Which class did you enjoy sailing the most?

Elvstrom:  'I enjoyed them all because of the good competition. However, I loved sailing with the trapeze - it was a dream. And I couldn't see how classes like the Snipe would survive without a trapeze.'

Intervistatore: “But the Snipe is one of the largest classes in the world so that wasn't the case.”

Elvstrom:
'Exactly, It just goes to prove that good competition is more important than speed.'


La competizione è più importante della velocità per divertirsi in regata.


Tempo fa ho avuto la riprova di ciò. Mi trovavo su un piccolo “classe open”. Quelle barche dove si vuole aumentare la superficie velica, diminuire il peso, aumentare la lunghezza del bompresso, allungare l’albero ecc. Si cerca in sostanza di essere più veloci dell’avversario affannandosi in una corsa verso l’esagerazione. Questa barca, tra l’altro, ha una deriva strettissima con siluro (basculante sopravento), canard retrattile, bompresso retrattile e altre diavolerie. Era in programma la cosiddetta “regata del Buso”: cioè partenza dalla boa foranea di Lignano – Porto Buso – boa al largo e arrivo alla foranea di Lignano. Una sorta di corsa dei cavalli: poche manovre, poca bolina, solo velocità. Da questo genere di competizioni mancavo da circa dieci anni.

Arrivo al marina e l’equipaggio sta ancora sistemando la barca: c’è il proprietario che baruffa con la centralina idraulica del siluro, un tizio è sull’albero a mettere elastici sulle volanti, altri non si raccapezzano con il circuito chilometrico della scotta randa. La regata  inizia tra poco più di mezz’ora e nessuno se ne accorge. Decido di rendermi utile, entro in barca per fare un po’ di carteggio e segnare i gradi bussola dei vari lati del percorso: tutto inutile non c’è carta nautica, non c’è squadretta, non c’è matita, non c’é carteggio! Esco perplesso e il gran capo timoniere – progettista - velaio è vigile e subito ride compassionevole perché speravo di trovare un tavolo da carteggio in una moderna barca da regata e approfitta per sparare sullo snipe che “è un tavolo da carteggio”. Che battutona!

Intanto non so nemmeno quale sarà il mio ruolo a bordo. Timoniere non se ne parla, anche se mi è stato carpito il consenso a salire sul mezzo assicurandomi che il pilota sarei stato io. La randa è zona off limits perché usucapita da un simpatico omone di circa 100 kg con tanto di toscano in bocca. Sento che iniziano a parlare di volanti, ma io li anticipo dicendo che non ho mai fatto il volantista e che gli tirerei giù senza esitazione quell’affare di plastica nera. Probabilmente farò panini. Alla fine mi piazzo come tailer di sinistra e ammiro il genoa in testa d’albero, immagino in materiale high tech, opera del grande demiurgo, colui che plasma la materia informe e la rende realtà ideale.

Ci avviciniamo alla zona di partenza e invece di pensare alla regata si pensa a scherzare con arguzia e leggerezza. Nessuno me ne voglia a male se per fini pedagogici tento di riportarvi un'antologia di tali facezie: “Qual’è il peso ideale per lo snipe?”. “Ah potrei andare da solo”. “Se fossi più giovane e dovessi comprarmi una deriva mi comprerei un fotinainer”. “Le barche devono essere veloci”. “Non venirmi a parlare di monotipi come gli Snipe; non raccontarmi la storia della barca tattica, dove tutti hanno il mezzo uguale e vince chi fa la scelta tattica giusta.” “E’ come fare una gara di moto con dei motorini CIAO”. “A proposito di tattica, a Napoli per gli italiani IMS ero al timone e tattico era xy”. “Non vale niente: il bordo era obbligato ìn terra e lui ci portava al largo. Non vale niente. Ah sì? xy ha vinto un mondiale snipe? Non vale niente!”.

Generalizzato sollazzo e riso.

La partenza interrompe il gradevole simposio. Vento leggerissimo di circa 3 – 4 nodi, ma l’equipaggio è già tutto sopravento. Il primo lato è una bolina larga. Tagliamo la linea con una decina di secondi di ritardo, ma è subito chiaro che camminiamo un nodo più degli altri (e i nodi che facciamo sono 4, mentre gli altri ne fanno 3).

Ah la velocità! Il mito futurista della veeeloocità tarataratttà. Ma ragazzi, 4 nodi è comunque essere fermi; fermi non dico rispetto ad un jet, ma anche rispetto ad una modesta utilitaria o ad una bici Graziella o ad un podista della domenica. La velocità è un concetto relativo.

Appunto, dopo meno di dieci minuti il distacco – imputabile alla nostra velocità smodata o alla pochezza degli avversari - è tale che a bordo si parla di tutto meno che della regata.

Il secondo lato è una bolina. Dopo due virate con mostruose perdite di velocità mi rendo conto che la barca stringe meno di un clipper con vele quadre ed il bordo che pensavo ci allontanasse dalla boa ci "avvicina". Perdiamo gran parte del vantaggio perché il genoa in testa d’albero fa un enorme catenaria e non si può cazzare scotta perché la vela va ad accartocciarsi sulla crocetta alta. Obietto che forse di bolina sarebbe meglio una vela di prua frazionata. Mi si risponde che “in tal modo avremmo tot metri quadri di meno”. “Più superficie, più velocità”. Naturalmente.

L’ultimo lato è un lasco. Tirano fuori il bompresso e mettono il gennaker che è talmente grande che striscia abbondantemente sull’acqua (secondo il citato assioma più superficie = più velocità) e con 4 nodi d’aria si deve pure basculare la deriva perché altrimenti sbandiamo troppo.

Alla fine arriviamo con l’equipaggio soddisfatto della velocità della barca, delle scelte tattiche, della acerrima lotta... Si progetta di togliere la centralina idraulica per risparmiare qualche chilo. Poi mi si chiede “Allora cosa ne pensi? Ti sei divertito?”

Resto della mia idea, che anzi è ancora più rafforzata.

GOOD COMPETITION IS MORE IMPORTANT THAN SPEED

Phantomas