LO SNIPE
Ontologia dello Snipe
La storia
Usato
Mailing list
SCIRA ITALIA
TESSERAMENTO 2002
CALENDARI E BANDI REGATE 2002
RISULTATI REGATE 2002
RISULTATI REGATE 2001
FOTO
ARTICOLI
Preparazione atletica per lo Snipe
Di bolina con vento forte
Danzare tra le onde
Centratura dello Snipe
Restauro Snipe d'epoca
HYDE PARK CORNER
ANZIO 2002
LINKS


Danzare tra le onde

di Ed Adams
traduzione di Antonio Bari

E’ vietato fare copia anche parziale di questo articolo per scopi commerciali

“Sono Torben, sono Torben”. Questo è il mio mantra quando mi trovo di fronte ad un lasco con vento forte. Torben Grael, il pluricampione mondiale brasiliano può passare sopra o sotto qualsiasi altra barca durante una regata. La sua unica competizione è contro le onde. “Non sono un gringo viso-pallido”, mi dico, “posso ballare il samba. Sono Torben”.

Grael è il mio idolo nelle andature portanti. Come per molti altri campioni sudamericani, la sua velocità nelle andature portanti è leggendaria. Gli “Yanquis” da “El Norte” si preoccupano della velocità di bolina misurata in decimi di nodo. I velisti dell’altro emisfero si concentrano sulla vera velocità, la velocità che viene dal cavalcare le onde. Hanno imparato come dominare il rodeo delle andature portanti con l’abilità di un gaucho. Coprono il 50% di distanza in più, cavalcando e scappando dalle onde, ma nel farlo vanno il 100% più veloci.

Velisti come Torben Grael possono guadagnare centinaia di metri in un lasco con vento forte. Possono girare la boa di bolina in decima posizione ed essere fuori vista a quella sottovento. Lo fanno attaccando le onde, guardando avanti e di lato, senza mai voltarsi indietro. Lo fanno con un lavoro coreografico e preciso con il prodiere e con un perfetto uso del timone. Questo richiede il 100% di concentrazione; e questa è la ragione del mio mantra. Chiede ore e ore di pratica, fino a che il samba non diventa una seconda natura. E chiedi la perfetta conoscenza di come funzionano le onde e di come farle lavorare per sé.

Come funzionano le onde

Per prima cosa parliamo delle onde. Tutti noi cerchiamo di succhiare ogni elettrone di energia dal vento. Le nostre vele sono regolate per catturare la forza del vento e trasformarla in spinta. Ma il vento fa molto di più che sollevare le foglie dalla strada, solleva l’acqua in onde. Queste onde assorbono e trasportano una parte dell’energia del vento e, se si vogliono dominare le andature portanti, si deve sapere quando e come inserirsi in questa sorgente di energia.

Un’onda nasce dove il vento si forma, o quando il vento da terra tocca l’acqua per la prima volta. Dal suo inizio come increspatura, l’onda cresce in altezza, lunghezza e velocità per tutto il tempo in cui il vento continua a darle energia. Un’onda deve crescere fino ad una certa dimensione prima di essere più veloce di una barca. Ci si deve chiedere: “Queste onde stanno andando più veloci di quanto farebbe la barca con questo vento in acqua piatta?”

Se l’onda è più veloce è ora di indossare le scarpe da ballo! Quando l’onda è più lenta della vostra velocità in acqua piatta, avete ancora bisogno di un po’ di lavoro di piedi per usare la sua energia.

Per esempio, dopo alcune ore con vento costante di 10 nodi, un’onda può essere all’incirca alta 30 centimetri e lunga 3 metri tra le creste. Con 20 nodi la stessa onda può crescere fino a 1 metro ed essere lunga 12 metri. Con vento costante, ogni onda continua a crescere sia in altezza che in lunghezza, e diventa proporzionalmente lunga in base alla sua “età”.

Nel diventare più lunga, un’onda diventa anche più veloce. Per una data lunghezza tra le creste, un’onda viaggia ad una velocità che è approssimativamente uguale a quella di una barca della stessa lunghezza che viaggi in dislocamento. Per esempio, un’onda che è lunga 12 metri può viaggiare a oltre 8 nodi. Se siete su una barca di 12 metri che non plana, l’onda viaggerà alla vostra stessa velocità.

Supponete che l’onda sia lunga 15 metri. In questo caso l’onda vi può portare, in poppa piena e bloccati nel suo cavo, ad una velocità maggiore della vostra. Se l’onda fosse lunga solo 10 metri, potrebbe diventare una trappola, impedendovi di raggiungere la velocità del vostro scafo. Con onda corta, una barca può rimanere bloccata nel cavo, incapace di esprimere la forza necessaria per scavalcare la cresta successiva.

Molti di noi hanno sperimentato tutto ciò dopo aver girato la boa di bolina con vento da terra. Navigando in poppa vicino alla costa, si incontrano piccole onde che causano solo problemi di controllo. Più avanti, verso la boa sottovento, le onde diventano surfabili e quelli in testa schizzano avanti. Se la barca è una deriva leggera, molte onde diventano trappole potenziali, quando c’è abbastanza vento per poter planare.

Se le onde sono tali potenziali trappole, perché tanto impegno è usato per imparare a fare surf su di esse? Non sarebbe meglio cercare di evitarle tutte, tranne quelle grandi, lunghe e veloci che si trovano lontano dalla costa? La risposta a questa domanda è di due tipi.

Per prima cosa, è normalmente impossibile “evitare tutte le onde”. Secondo, l’intera relazione tra onde e barca cambia non appena si orza dalla rotta in poppa piena.

Quando ci si mette di lasco, attraverso l’onda (e  ci si libera dalla testa la mentalità della “rotta diretta”), la magia ottenuta da velisti come Torben Grael diventa possibile.

La lezione qui è di non navigare mai in poppa piena quando ci sono onde; per questo, non si deve seguire una linea retta neppure di lasco. Ricordatevi come fare il samba: coprite una distanza più lunga del 50% e andate il 100% più veloci.

Come cavalcare le onde

Supponiamo di non aver ancora imparato il samba. Si porta allora la barca in poppa piena, dritto alla boa. La barca naviga alla sua velocità in dislocamento, diciamo 6 nodi. Un’onda che viaggi a 8 nodi arriva e inizia a passare sotto la barca. Se si sta lì seduti passivamente, la barca farà fatica a prendere l’onda. Appena raggiunta la cresta, il peso della barca spaccherà l’onda e ,prima che questa possa trascinare giù la barca, dovrà superare questo soffocamento. Se l’onda muore, la barca scivola indietro e rimane un’onda indietro rispetto a prima.

Se la barca prende l’onda, comincia a surfare, diciamo a 10 nodi. Continuando ad andare dritti, la prua raggiungerà il cavo e si bloccherà sulla parte posteriore dell’onda successiva. Se si è fortunati, si rimane intrappolati nel cavo e trasportati sull’onda a 8 nodi. Più facilmente, nella decelerazione l’onda raggiungerà la barca e passerà sotto. Il risultato sarà lo stesso del primo esempio: la barca rimane un’onda indietro rispetto all’inizio.

Perciò l’obiettivo, nelle andature portanti, è più complesso del semplice surfare le onde. E’ anche evitare di rimanere un treno di onde indietro. Quando si impara il samba, l’obiettivo diventa più alto: passare le onde. Ecco come fare.

Per prima cosa, immaginate di orzare dalla rotta per la boa. Non ha importanza se si sta andando di poppa o di lasco: orzando la barca accelera. Se l’onda viaggia a 8 nodi e si orza prima del suo arrivo, succedono cose positive. Primo: si raggiunge la stessa velocità dell’onda. E, quando arriva l’onda, si starà navigando con una rotta che ne interseca la cresta. Questo significa che il peso della barca non ne distorcerà la parte anteriore.

Navigando di lasco attraverso la parte anteriore dell’onda, si deve guardare l’acqua davanti a sé, cercando una zona particolarmente ripida della faccia dell’onda. Quando la barca raggiunge questo punto si deve poggiare. Avendo una velocità alta, ci sono possibilità di prendere l’onda e surfare lungo la sua parte anteriore a, diciamo, 14 nodi. Il problema è però che cosa fare quando si raggiunge il cavo, “la parte bassa della collina”. La soluzione consiste nell’orzare nuovamente prima di raggiungere il cavo, mantenendo la velocità della barca. Così si navigherà lungo la faccia dell’onda, sempre in leggera discesa, a più o meno 12 nodi.

Si deve considerare che, se l’onda sta viaggiando a 8 nodi e c’è abbastanza vento da navigare con un angolo di 45 gradi lungo la faccia anteriore dell’onda, la barca si muoverà automaticamente al 150% della velocità dell’onda, pressappoco a 12 nodi.

Orzando fino a 60 gradi, la velocità della barca raddoppia, fino a 16 nodi. Indipendentemente alla velocità a cui si naviga, si deve ricordare che, se si rimane bloccati nell’onda, si viaggia a 8 nodi.

L’abilità nel far “tagliare” l’onda della barca è un’arma potente ne3lla guerra contro le onde. In un lasco si deve usare questa velocità extra per navigare verso la parte più ripida dell’onda, per poi poggiare radicalmente lungo la faccia anteriore. Bisogna mettersi praticamente perpendicolari all’onda per sfruttare tutta la spinta della cresta dell’onda. Questo potrebbe voler dire che la poggiata potrebbe essere anche di 60 gradi.

Mentre si scende giù dall’onda, bisogna orzare nuovamente prima di raggiungere il cavo. Qui è dove il 90% dei novizi danzatori di samba incrocia i piedi: aspettano una frazione di secondo di troppo per orzare nuovamente.

Se il lato è un lasco stretto, si devono cercare piccole “cavalcate” sulle onde, giusto per dare una spinta in più alla barca. Ogni volta che si mette il naso fuori da un’onda, la velocità aumenta.

In laschi più larghi, ci si deve far trasportare da cavalcate più lunghe e cercare di andare sotto la rotta per la boa. Si può poi stringere di nuovo, per andare alla massima velocità nell’approccio alla boa.

In poppa l’obiettivo principale si divide tra la scelta della velocità pura e l’avanzare tra i treni di onde. Se si è su una barca a chiglia, è la barca che perde il minor numero di onde che vince in quel lato. Con una deriva planante, è la barca che avanza il più possibile da un’onda all’altra che passa in testa.

Si prenda l’esempio di prima: un’onda lunga 13 metri. Un velista come Torben Grael può avanzare di quattro onde in un lato; uno un po’ meno abile ne può perdere altrettante. La differenza è una perdita di 100 metri per chi non sa ballare il samba. E nessuna velocità di bolina può far recuperare un simile svantaggio.

Proprio come in un lasco, si deve quindi cercare di aumentare la velocità incrociando diagonalmente la parte anteriore dell’onda. Chi naviga su barche senza sartie come il Laser ha il vantaggio di poter navigare trasversalmente all’onda in entrambe le direzioni senza strambare (per loro navigare strapoggiati è veloce come navigare al gran lasco. Mentre l’angolo con cui si attraversa l’onda non è così critico come nel lasco, è comunque importante averne abbastanza per aumentare la velocità della barca e mantenere l’onda vergine.

Ancora una volta il primo passo è quello di controllare l’onda lateralmente, cercando un punto più ripido. Quando si raggiunge il punto scelto, si deve poggiare brutalmente,perpendicolari all’onda. Prima di raggiungere il cavo, ricordarsi il primo imperativo: “non perdere velocità!”. Si deve perciò orzare di nuovo prima che sia troppo tardi. Se il cavo è poco profondo e si vede un punto più basso nell’onda davanti, si deve allora considerare l’opportunità di saltare l’onda. Per far questo ci vuole velocità e inerzia. Se ci sono entrambe, ci si deve buttare dritti verso il buco e pregare. Infatti, è un gran guadagno raggiungere l’onda davanti, ma se la si perde, la perdita di inerzia può comportare che l’onda originaria arrivi e ci passi sotto.

Uso del timone e del peso

Padroneggiare l’arte di navigare alle andature portanti richiede precisione nel condurre la barca con il timone, nei movimenti dell’equipaggio e nella regolazione delle vele. Un buon velista impiega nelle andature di lasco con onda tanta energia fisica quanta ne è necessaria in una bolina stretta con vento forte.

La prima regola è quella di utilizzare il peso dell’equipaggio per condurre la barca. Usando solo il timone, si creano degli attriti che rallentano la barca. Detto questo, la seconda regola è però quella di non compromettere mai la posizione della barca per paura di usare il timone. In altre parole, è si importante cercare di dirigere la barca usando il peso dell’equipaggio, ma se ciò non basta, va sicuramente utilizzato il timone. Nel fare questo sono da preferire le orzate e le poggiate brevi e decise ai colpi di timone più prolungati.

L’equipaggio si sposta (sotto o sopra vento) nella barca per aiutarne la conduzione. Se ci si sposta sopravvento il profilo della barca sott’acqua diventa asimmetrico e la barca tende a poggiare. Viceversa spostando il peso dell’equipaggio sottovento, la barca tende ad orzare. Il peso dell’equipaggio determina anche l’assetto dello scafo nel senso poppa-prua.

Una barca surfa e plana meglio con la prua leggermente rialzata. D’altra parte non bisogna esagerare, in quanto “arare” l’acqua con la poppa troppo affondata è altrettanto lento quanto navigare con la prua troppo bassa. Per questo l’equipaggio deve continuamente controllare l’altezza della prua rispetto al livello dell’acqua. Quando c’è aria sotto la prua è il momento di spostarsi verso in avanti; quando è la prua d affondare nell’acqua è il momento di spostarsi verso poppa. Questi spostamenti del peso dell’equipaggio possono anche essere piuttosto decisi; l’importante è non “spingere” la barca fermando gli spostamenti in modo improvviso.

Con onde alte l’equipaggio deve spostarsi dalla parte anteriore del pozzetto, quando la barca esce dal fronte dell’onda, a quella posteriore, quando la barca si inclina nel cavo dell’onda. Praticamente l’equipaggio si muove in senso circolare: inizialmente l’equipaggio è appioppato alle cinghie, poi si sposta in avanti in modo da spingere la prua verso il cavo dell’onda, rientrando con il peso e spostandosi nuovamente verso poppa, non appena la barca raggiunge il punto più basso tra le due onde. Nuovamente, in fase di risalita dell’onda, orzando, l’equipaggio ritorna deciso sopravvento.

L’ultimo punto importante di questa danza “cinetica” è il corretto pompaggio con le vele. Prima di tutto è importante pompare con colpi brevi ma decisi. Non conta quanto si cazza, ma quanto forte e veloce si cazza. In secondo luogo, la pompata va data nel momento in cui la vela ha il massimo carico di vento e, precisamente, quando si effettua la poggiata per scendere nel cavo dell’onda.

La velocità della barca nella bolina dipende dalla precisione con cui si regolano l’assetto dell’albero e delle vele. La sua velocità nel lasco dipende dalla sincronia tra l’equipaggio, la barca e le onde: il ritmo ed il sincronismo sono tutto: Bisogna “sentire nella pelle” il samba. Come Torben.